martedì 9 aprile 2013

Reagan è morto, Thatcher è morta ma l'ultraliberismo si sente piuttosto bene

Ronald Reagan, presidente degli Stati Uniti tra il 1981 e il 1989 e uno dei più grandi sostenitori della supply-side economics (per capirci quella opposta alle teorie keynesiane) è morto il 5 giugno del 2004, dopo aver sofferto per circa un decennio di alzheimer.

Margerita Tatcher, controverso primo ministro britannico per ben 11 anni  (1979-1990) e soprannominata Iron Lady per le misure draconiane delle sue politiche volte a privatizzari interi settori dell'economia della Gran Bretagna, è morta ieri a Londra a 87 anni e i suoi funerali saranno celebrati il 17 aprile.

Ma che cosa è rimasto delle due "anime gemelle" degli anni '80?

Semplice: l'ultraliberismo.

Quel complesso di idee e convinzioni più o meno ideologizzate secondo le quali l'intervento dello Stato nell'economia di una nazione è dannoso e controproducente, secondo cui,  per creare nuova ricchezza,  è giusto che si incrementino le diseguaglianze sociali (oltre che economiche), e dove è giustificato, per ottenere questo risultato,  ridurre al minimo il peso del Walfare State, tagliando in modo profondo i finanziamenti pubblici alla sanità, all'istruzione pubblica e ai sistemi di trasporto e meglio se nel frattempo si annichiliscono i sindacati (o Trade Unions in inghilterra)

E nonostante sia stato proprio questo pensiero unico imperante nelle moderne società occidentali (e non, come non citare brasile e giappone?) a farci avvolgere più volte nelle fredde spire della recessione e dei default, non siamo stati in grado di costruire un'alternativa che lo sostituisse.

Anzi, si è cercato di portare i valori fondanti del liberismo più sfrenato in seno alla sinistra (Blair e il New Labour in primis) e in molti casi questo tentativo ha avuto il solo risultato di demolire il già complesso rapporto tra tutte le sue anime riformiste o radicali.

Ma siamo convinti di non avere alternative al dominio del Dio-denaro?

Non ci conviene andare a rileggere, in "onore" della lady di ferro, l'opera "Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta"?

mercoledì 20 giugno 2012

Esame di Stato: commento sulla prima prova

Sono le 14 e 35.
Dopo un caffé del bar vicino a casa, mi siedo alla scrivania della mia camera, accendo il pc e cerco le varie tracce del tema di maturità di quest'anno scolastico.
Andiamo con ordine.

Tipologia A
Salta fuori una prosa di Montale, cosa che a quanto pare accade ogni 4 anni a cadenza regolare.
In tutta sincerità mi aspettavo una poesia del Pascoli, però la traccia in sé non mi dispiace.
Il Montale prosaico proposto è attuale, parte da una breve analisi storica (della Guerra Fredda se non erro) e sociologica (bella la frase: è lo spirito di conservazione che rallenta il progresso) per poi approdare ad "ammazzare il tempo", un "mostro", che l'uomo cerca di battere con lo svago che riempia "il vuoto" del tempo.
Non male, se fossi stato sotto esame l'avrei tenuta in considerazione.

Tipologia B
1) Artistico/letterario: il Labirinto. Di per sé non mi dice nulla. Bene Eco con "il nome della rosa" (che tutti hanno letto), Calvino, di cui ero certo ci sarebbe stato almeno un riferimento e l'Ariosto, conosciuto da tutti.
Una traccia facile per chi non ha studiato in modo puntiglioso e per chi voglia cimentarsi con qualcosa che lasci libera la fantasia (magari con il binomio labirinto fisico/logico)

2) Ambito socio-economico: I giovani e la crisi. Me la aspettavo ed è arrivata. Con minime conoscenze di economia finanziaria euro-americana, sfruttando con accortezza e attenzione i documenti proposti, incluso quello del "folle" Jobs, e con una media capacità di rendere il tutto organico, anche uno studente medio-basso lo poteva trasformare in un bel 25.

3) Storico-politico: Bene comune e individuale. Già il titolo mi ha attirato notevolmente e, sotto esame, i vari documenti mi avrebbero portato a questa scelta come una falena verso una luce artificiale.
Ottimo Rousseau, San Tommaso (anche se avendo letto i 6 libri della somma teologica posso dire che ci sono passi più indicati per trattare delle leggi) e anche Einaudi; discreto De Rita anche se è troppo liberal-cattolico per i miei gusti

4) Tecnico-scentifico: Le responsabilità della Scienza e della Tecnologia. Ancora una traccia bella e interessante, con il Levi chimico e l'astrofica Hack. Peccato manchi tra i documenti uno che affermi che la scienza se ne deve fregare altamente dell'uomo e dei suoi bisogni per progredire come meglio vuole e ancora peggio mi spiace che si antropomorfizzi la Scienza, come se fosse colpa sua l'invenzione dell'atomica e non dell'uomo. Una disciplina non è responsabile o meno ma è l'uomo che può o no esserlo.

Tipologia C
Il tema storico tratta dello sterminio degli ebrei.
Per carità, lo fa bene con Arendt e la banalità del male, ma non è tutto un po' (troppo?) trito e ritrito?
Non si rischia seriamente di cadere nel banale?

Tipologia D
“Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”.
Mi accorgo di avere dietro di me il libro Aden Arabia, da cui è tratto l'incipit.
Dopo una rapida lettura a salti capisco che l'autore, Nizan, si accorge che la fuga non paga, che per dare senso ai propri vent’anni, un'età ingrata, insidiosa, piena di promesse vacue, di scelte obbligate, la ribellione deve arrivare fino in fondo, nelle fibre più intime della nostra cultura.
Ma se non avessi letto non l'avrei mai scelta.

venerdì 15 giugno 2012

I paradossi della Democrazia

Salve a tutti.
Con l'inizio delle vacanze estive ho avuto modo di leggere il Breviario di Karl Popper, famoso filosofo ed epistemologo del '900.
Tra le tante cose che mi hanno interessato, una, che si collega al post della scorsa settimana, mi ha colpito particolarmente.
Buona lettura!

"Il cosiddetto paradosso della libertà è l'argomento per cui la libertà, nel senso dell'assenza di qualsiasi controllo restrittivo, deve portare a un'enorme restrizione, perchè rende i prepotenti liberi di schiavizzare i mansueti. Questa idea, in una forma un po' diversa e con una tendenza del tutto diversa, è chiaramente espressa da Platone.
Meno noto è invece il paradosso della tolleranza: la tolleranza illimitata deve portare alla scomparsa della tolleranza. Se estendiamo l'illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l'attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. In questa formulazione, io non implico, per esempio, che si debbano sempre sopprimere le manifestazioni delle filosofie intolleranti; finchè possiamocontrastarle con argomenti razionali e farle tenere sotto controllo dall'opinione pubblica, la soppressione sarebbe certamente la meno saggia delle decisioni. ma dobbiamo proclamare il diritto di sopprimerle, se necessario, anche con la forza; perchè può facilmente avvenire che esse non siano disposte a incontrarci a livello dell'argomentazione razionale, ma pretendano ripudiare ogni argomentazione; esse possono vietare ai loro seguaci di prestare ascolto all'argomentazione razionale, perchè considerata ingannevole, e invitarli a rispondere agli argomenti con l'uso dei pugni o delle pistole.
Noi dovremmo quindi proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti.
Dovremmo insomma proclamare che ogni movimento che predica l'intolleranza si pone fuori legge e dovremmo considerare come crimini l'incitamento all'intolleranza e alla persecuzione, allo stesso modo che consideriamo un crimine l'incitamento all'assassinio, al ratto o al rispristino del commercio di schiavi."
Capitolo XII, pag.155


giovedì 7 giugno 2012

La violenza dell'estremismo

Capisco che la Grecia viaggi sull'orlo del baratro.
Capisco che ci sia rabbia, collera e indignazione.
Ma vedere che oggi (7 giungo 2012 e non il 30 giugno 1934) Ilias Kasidiaris, un parlamentare di Alba d'Oro, l'ormai famoso partito neonazista greco che il 6 maggio ha ottenuto il 6,96% dei voti e 21 deputati, ha usato violenza fisica su due parlamentari di Syriza (il partito di Tsipras) e del KKE (il partito comunista) nel corso di una trasmissione in diretta sulla tv privata Antenna mi ha totalmente sconcertato.
Codesto "individuo" ha prima versato un bicchiere contro Rena Dourou, insultandola, quindi ha colpito con schiaffi e pugni in faccia l’altra collega, Liana Kanelli, che nel frattempo si era alzata per protestare.
Il deputato ha quindi abbandonato gli studi televisivi, senza che il personale riuscisse a fermarlo.
Ammesso e non concesso che la violenza è il rifugio dell'ignorante, come può uno schifo d'uomo del genere avere anche solo la possibilità di sedere nella Troika in uno dei momenti più difficili della sua storia?
Essendo il nazismo, per sua stessa definizione, antidemocratico non dovrebbero avere alcuna legittimità, i suoi sostenitori dovrebbero essere perseguiti legalmente e non dovrebbero avere alcuna possibilità di rappresentanza politica.
La democrazia non è un sistema in cui ognuno può far quello che gli pare: è lo stato dei diritti e dei doveri a patto che si rispettino delle regole imprescindibili, non negoziabili.
E questa putrida feccia vorrebbe utilizzare i diritti che la democrazia fornisce pur non riconoscendone di fatto la legittimità?
Assurdo.
Non ripetiamo l'errore di lasciar spazio a questi criminali.


venerdì 18 maggio 2012

Test Insulsi

Proprio in queste giornate intere scolaresche di ogni parte dell'Italia sono chiamate a svolgere interessanti (?) ed educativi (??)  test che, secondo chi le "consiglia", sarebbero in grado di valutare i "livelli di apprendimento" degli studenti di elementari medie e superiori e dunque di stabilire quale sia la qualità dell'insegnamento italiano.
Queste prove sono i Test Invalsi, anche se chiamarli Test Insulsi sarebbe uguale e anzi ci permetterebbe di definire meglio la natura dell'oggetto in questione.
Al di là del fatto che molti hanno proposto a più riprese il boicottaggio e sono state organizzate varie raccolte firme per abolirle definitivamente con il consenso unanime di larga parte degli studenti e di gran parte dei professori, anche una banale analisi ci porterebbe a dare ragione alle critiche dei dissidenti e ad allontanare ogni dubbio sulla scarsa utilità di tali questionari.

 -Perdita di tempo: Molti insegnanti si sono lamentati delle prove sostentendo che è necessario far esercitare gli studenti alla loro particolare tipologia, perdendo ore di spiegazione (e quindi di apprendimento).
Addirittura sul web si legge che "alcuni insegnanti per cercare di fare bella figura con il Ministero, dal mese di aprile tralasciano le programmazioni per far allenare i bambini somministrando loro tutte le prove Invalsi degli anni precedenti compromettendo l’intero percorso didattico”. Sconcertante.

-Linguaggio astruso: Le consegne sono spesso difficili, comprensibili per un funzionario pubblico dell'istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione (ah già, ecco cosa vuol dire Invalsi) e non per un bambino/ragazzino. Per questo i professori devono aiutare gli studenti, ma facendo ciò vincolano le risposte dei ragazzi alle loro parole e non a quelle dei test.

- Scarsa oggettività: I test, non potendo regolarsi sulla base dei programmi che ogni singolo docente, grazie all’autonomia e alla libertà di insegnamento, svolge nella propria classe, riguardano alle volte argomenti non ancora trattati e dunque non conosciuti dagli alunni. Indubbio che questo sia un vero problema.

-Generici: I test sono generali e sommari e non considerano le difficoltà di apprendimento o di altri problemi non certificati dei vari alunni.

-Inversione "Migliori"/"Peggiori": Numerosi insegnanti hanno appurato che durante queste prove i ragazzi studiosi e preparati, schiacciati dall'ansia, dalla stanchezza e dalla consapevolezza dell'importanza e dall'ufficialità delle prove stesse ottengono risultati bassi, falsati, non corrispondenti al rendimento medio che dovrebbero valutare. Di contro, coloro che provano a "tirare a caso", azzeccano risposte che non avrebbero saputo dare per mezzo della riflessione e ciò inficia ulteriormente il raggiungimento del fine prospettato.

-Correzioni extra-scolastiche: scrive una docente di Napoli "Non credo, inoltre, che la correzione di tali prove sia di nostra competenza: le schede di valutazione sono infatti organizzate per una facile lettura meccanografica (piccoli cerchietti in tabelle davvero troppo piccole che possono indurre facilmente in errore) e la correzione avviene in orario extrascolastico non retribuito. Per tali motivi ogni anno, all’arrivo delle prove Invalsi, si scatenano malumori e contestazioni da parte dei docenti che, giustamente, non ritengono spetti a loro la correzione di queste prove".

E per voi queste prove hanno senso oppure no?